Ex-Macello di Rimini: un progetto di “rigenerazione” architettonica e culturale

Ex-Macello di Rimini: un progetto di “rigenerazione” architettonica e culturale

L’Ex-Macello di Rimini, é la location che ospiterà il prossimo evento Matrioska ma ancor prima é un edificio di interesse storico e architettonico per la città di Rimini, che chiama in causa un tema molto discusso, quale il recupero degli edifici in disuso nel tessuto urbano.

Il progetto di tesi sviluppato dagli architetti Daniele Della Biancia e Matteo Montanari
vede la struttura dell’ex-macello riminese protagonista di un’analisi storica e architettonica dell’edificio unita ad una proposta di possibile “rigenerazione”della struttura.

 La storia:

“La storia dell’ex Macello Comunale di Rimini è abbastanza recente, in quanto il suo progetto venne approvato il 12 Novembre 1931, a seguito dell’inadeguatezza del precedente macello ottocentesco, situato all’interno del centro storico e pertanto limitante per una possibile espansione.

I lavori di costruzione iniziati in data 1 Gennaio 1934, si conclusero tre anni più tardi il 1 Gennaio 1937. L’edificio subì alcuni lievi danneggiamenti il 5 Giugno 1943, a seguito dei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, che tuttavia resero inutilizzabile la struttura. I lavori di ricostruzione, avviati il 22 Marzo 1958, apportano un ampliamento dell’edificio aggiungendo tra le sale adibite alla macellazione delle celle frigorifere, per necessità igieniche di mantenimento delle carni.

A seguito della cessazione dell’attività di macello avvenuta alla fine degli anni 70′ perché ritenuto insalubre a causa dei fumi rilasciati, l’edificio, che nel frattempo era stato ulteriormente modificato da una ditta privata del riminese (MARR), fu utilizzato anche successivamente, prima come canile comunale (fino al 1985), poi adibito a complesso di uffici AUSL, dopo l’intervento sulla struttura attraverso lavori di ristrutturazione e ampliamento di alcune zone.

L’ultimo capitolo della storia del Macello ha luogo nel 1995, con la demolizione di parte del muro di cinta che lo separava dal Parco Marecchia, per fare spazio alla lottizzazione di alcuni appartamenti residenziali. Da qui l’edificio rimase in completo disuso per più di vent’anni, subendo un progressivo processo di degrado.

Il progetto di rivitalizzazione architettonica:

“Il tema del recupero di un edificio industriale e delle aree annesse si inserisce in una problematica che riguarda: l’inserimento nella città e nell’ambiente circostante di un corpo ad essi estraneo. Il primo problema che si palesa riguarda infatti il cambio di destinazione d’uso di edifici dotati di caratteristiche architettoniche peculiari e il conseguente problema dell’adattamento dei materiali.

Si tratta quindi di inserire processi ed impianti nuovi in un organismo architettonico che non deve perdere il suo carattere originario ma neanche negarsi una nuova vita.

L’obiettivo di rivitalizzazione deve quindi evitare un recupero “statico” degli ambienti, tenendo presente il codice genetico dell’edificio, in quanto luogo creato per una specifica attività, che presenta peculiarità nell’utilizzo degli spazi da leggere con attenzione.

L’ipotesi che abbiamo cercato di perseguire é un progetto di recupero dell’edificio che metta in moto un processo di rivitalizzazione che non ammetta una conservazione fissa della tipologia e che eviti di dare indicazioni funzionali che implichino una eccessiva specializzazione degli spazi.

In un’ottica di sensibilizzazione verso il recupero dell’archeologia industriale e di riqualificazione degli spazi urbani in stato di degrado, il progetto si propone di recuperare la struttura dell’ex macello adibendo la parte prospiciente a via Dario Campana a Tecnopolo, un progetto già all’interno della rete di Alta Tecnologia della Regione Emilia Romagna, mentre gli spazi interni al corpo principale (principale oggetto di questo studio) ad una funzione più mutevole e versatile, quale insieme di laboratori di ricerca e studio negli ambiti della moda e del settore tessile, con particolare attenzione al recupero del materiale riciclato e alla sperimentazione di nuovi tessuti.

Il progetto di tesi ripristina in questo modo anche l’originario volume dell’edificio, adibendo i padiglioni del macello a laboratori, sale-conferenza ed eventi occasionali.”

Conributi testuali e fotografici a cura di Matteo Montanari e Daniele Della Biancia.